tag:blogger.com,1999:blog-22413380656810905882024-03-05T19:55:20.778+01:00Parole in ReteParole in Rete è un giardino nel quale seminare le parole, annaffiare i pensieri, potare gli inutili bla bla...E possibilmente raccogliere i frutti dell'intelligenza per scambiarli alla pari in una sorta di baratto intellettuale. Aspettiamo i vostri semi, ma anche il vostro concime. "Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior...E se son rose fioriranno. Buona scrittura a tutti.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.comBlogger9125tag:blogger.com,1999:blog-2241338065681090588.post-52603983495224010102013-12-04T14:10:00.000+01:002013-12-04T14:41:13.633+01:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBjwQR-Wz6hkTiXkY1G7bOTF3WkUcbWetudo6i3IHgzoGGb2ygDTSvEEZKKY3PFuYGOX8cKjovnqY-z3YaODtWZ3XlbasHdTtJ8pNJkvwkokBDLCdk0zeTLhPbHY2nG5aFJLf6rIQXSPI/s1600/Dario-Fo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="332" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBjwQR-Wz6hkTiXkY1G7bOTF3WkUcbWetudo6i3IHgzoGGb2ygDTSvEEZKKY3PFuYGOX8cKjovnqY-z3YaODtWZ3XlbasHdTtJ8pNJkvwkokBDLCdk0zeTLhPbHY2nG5aFJLf6rIQXSPI/s640/Dario-Fo.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<span style="font-size: x-large;"><b>Vauro contro Dario e le domande retoriche</b></span><br />
<br />
Quando una persona intelligente attacca un'altra persona intelligente solo perchè non la pensa come lui mi si attacchina la pelle.<br />
<br />
Quella che segue è la lettera che Vauro a fatto pervenire a Dario Fo. Due grandi creativi della satira e due comunisti in purezza che non meritano di essere protagonisti di questa puerile disfida da tifosi con pensiero curviforme della peggior specie. Io li stimo tutti e due; Vauro per le sue sagaci sferzate di carboncino e matita, per il suo impegno con Emergency e chissà per quante altre azioni di sinistra che quasi sempre condivido. Dario lo amo come mio maestro di teatro con il quale e grazie al quale ho calcato le tavole del teatro della gioventù di Genova e della storica Palazzina liberty di Milano. Non tanto per il Premio Nobel che talvolta viene conferito a degli stronzi e in troppi casi per motivi macropolitici. Una stima e una gratitudine profonde per aver fatto capriolare nel mondo dei perbene tutti i clown, i cantastorie, i reietti del teatro e della musica che, finalmente e anche grazie a lui potranno essere seppelliti in terra consacrata. Per quanto vale.<br />
<br />
Per questi motivi di stima la lettera di Vauro a Dario mi irrita profondamente e senza voler scomodare Gramsci mi fa pensare che "prendere partito" non significa smettere di pensare, ma mettere il cervello al servizio della propria liberta di pensiero e d'azione, anche scegliendo da che parte stare, se la si ritiene a ragion veduta quella più giusta.<br />
<br />
Ed ecco a voi il testo della lettera indirizzata da Vauro a Dario Fo; una lettera alla quale, impropriamente, mi permetto di rispondere, sconsigliando Dario dal farlo; anche perchè la sua risposta è già disponibile nello scrigno delle sue azioni e della sua coerenza di militante della libertà.<br />
<br />
<i><b>Caro Dario,<br /><br />
ma che ci facevi su quel palco?</b><b><br /><br /><b>"Dobbiamo vincere e vinceremo"</b></b>
<b>. Che brutte parole. Sì,
certo, c'era anche la parola "rivoluzione" che ti piace e piace anche a
me. Però non è rivoluzione strillare che tutti sono morti, cadaveri. E
se lo è non mi piace. Non mi piacciono i portatori di verità assolute ed
indiscutibili, non mi piace chi non ha dubbi e non mi piacciono nemmeno
le piazze quando non sanno che ripetere le parole del capo. Ecco sì, le
parole del capo. Condivido rabbia e sdegno ma non posso condividere
parole macabre e di macabra memoria.<br /><br />
Tu credo mi possa comprendere perché sai meglio di me quanto le parole
siano anche contenuto. Allora scusami Dario per quello che ti chiedo. Ti
chiedo di scendere da quel palco Compagno Dario. Scendi per favore.</b><b><br /><br />
Con l'affetto e la stima di sempre,</b><b><br /><i><b>Vauro</b>, 02/12/2013</i></b></i>
<br />
<br />
<br />
<br />
Secondo la mia <b>"pallida idea"</b> risponderei così:<br />
<br />
<br />
Il peso delle parole, caro Vauro, dipendono da chi le pronuncia e solo l'idea di un confrontro tra Dario e Benito mi suona bestemmia e questo con le dovute differenze vale anche per Beppe Grillo.<br />
<br />
Per ciò che riguarda le "<b>verità assolute</b>" sono d'accordo con te. Preferisco i dubbi. Ma quando fai politica in una piazza piena di persone incazzate non puoi limitarti a smacchiare bestie feroci o sospirare prodiane e nefaste probabilità di indefiniti successi. DEVI cogliere l'animus del tuo interlocutore, seguace o no, e scegliere di colpire allo stomaco e muovere al vomito. Un sano conato è infatti, almeno secondo me, l'unico rimedio per superare l' indigestione di cacca spacciata per cioccolato purissimo.<br />
<br />
Grazie comunque per il consiglio di scendere dal palco di Grillo; ma dopo aver calcato tutti i palchi del mondo passando per Teatro, cinema, televisione, musica, letteratura e arte figurativa, posso permettermi il lusso di scegliere il palco ne quale decidere di calcare le mie idee.<br />
<br />
Grazie per l'attenzione che hai voluto dedicarmi e per i consigli, certamente pieni di buona fede.<br />
Con immutata stima e sincero affetto.<br />
<br />
<br />
<b>Mario Morales Molfino</b><br />
<i>Uno che ha scelto la <b>Comunità</b> in alternativa al <b>Comunismo, La Socialità </b>piuttosto che il Socialismo<b>. L'accento sulle A anzichè </b>l'inconcludenza degli<b> ISMI.</b></i><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2241338065681090588.post-16806686153156847302013-12-03T16:55:00.002+01:002013-12-03T16:55:26.162+01:00<b>Perche' mi sono iscritto al Movimento 5 Stelle?</b><br /><br />La situazione politica in Italia sembra un girone dantesco. Non ci si capisce più nulla da anni e sono mesi che rifletto su cosa votare, impegnarmi e dare il mio umile contributo di cittadino: "UNO VALE UNO". <br />Dopo circa quarant'anni di riflessione in cui mi sono rifiutato, in coscienza, di votare, scegliere e sostenere il male minore. Oggi dopo aver passeggiato in mezzo ai ragazzi del VAFFA DAY del primo dicembre ho deciso di aderire al Movimento cinque stelle. Mi sono sentito come quanto a 17 anni presi la prima e ultima tessera. Quella della FGCI. Sono passati poco meno di cinquant'anni e ho ritrovato lo spirito pulito e sincero di quelle bandiere. Bandiere che cambiano di colore e che portano con se il desiderio di libertà, giustizia e uguaglianza di chi le stringe. Uomini e donne, giovani e anziani, nativi digitali e pensionati analogici aperti all'innovazione. Tutti insieme appassionatamente che vogliono lottare per affermare le proprie dee e non per le ideologie. Contro tutte le chiese della politica partitica e venduta alle lobbies dell'egoismo e del furbismo dominante. <br />Non so se Grillo e Casaleggio saranno perfetti, ma sento intorno a loro tanti cittadini come me che non puntano al dominio del potere, ma al potere per pulire. Per questo desidero partecipare con tutte le scarse energie, intellettuali e non solo, per dare me stesso al sogno di una idea che meriti di essere sognata.<br />
<br />
E mi rivolgo direttamente a Beppe Grillo e a Gianroberto Casaleggio citando le parole di una canzone di Gianni Morandi: <i>C'è un grande prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi, questo è il grande prato dell'amore.<br />Uno, non tradirli mai, han fede in te,<br />due non li deludere, credono in te,<br />tre non farli piangere, vivono in te,</i><br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhisAndwcwfeDFUCbEeGphyphenhyphenHiwxgo_VJb8p4PNDRZEoUgjF54kPTHuAj8vcCUTTf_7_meGfiYwnJ_xyPE07x-C4wb9QRDEJrYhyNs7CLMyDZ1jtupd6fWTagr8hdwNdXah2qV_4A45aT1w/s1600/5+stelle+Genova.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="403" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhisAndwcwfeDFUCbEeGphyphenhyphenHiwxgo_VJb8p4PNDRZEoUgjF54kPTHuAj8vcCUTTf_7_meGfiYwnJ_xyPE07x-C4wb9QRDEJrYhyNs7CLMyDZ1jtupd6fWTagr8hdwNdXah2qV_4A45aT1w/s640/5+stelle+Genova.jpg" width="640" /></a></div>
</i></div>
<i><br />quattro non li abbandonare, ti mancheranno.</i><br /><br /><b>E aggiungerei: cinque, non ti potranno perdonare.</b><br /><br />Come potrete notare non ho citato De Andrè, Cohen o Brecht; anche per evitare di sposare grandi colonne della cultura ideologizzata, ma ho volato volutamente in basso sul prato pop calpestato dai semplici Cittadini.<br /><br />Un saluto anche a Dario Fo. Il magnifico Caronte che mi ha aiutato a Traghettare il mio pensiero verso il mondo di 5 stelle; così come tanti anni fa, in Palazzina Liberty, a Milano, mi sospinse con Franca verso il teatro e la musica libera.<br />
<br />
Grazie Dario e Grazie a tutti i ragazzi di ogni età che quel 1° dicembre mi hanno conquistato in quella Piazza della Vittoria che ribattezzerei Piazza dell'Utopia.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2241338065681090588.post-42097465345636795462013-02-15T11:28:00.001+01:002013-02-15T11:28:22.582+01:00Caso Pistorius: gli sponsors condannano l’atleta paralimpico in tempo di record.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-NAjORkMVh-0/UR4NrjqcP9I/AAAAAAAAAE0/Gc_CUO_GeeA/s1600/083534052-229d7b0a-54e2-4d0c-8de9-69277a453ee4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="188" src="http://3.bp.blogspot.com/-NAjORkMVh-0/UR4NrjqcP9I/AAAAAAAAAE0/Gc_CUO_GeeA/s320/083534052-229d7b0a-54e2-4d0c-8de9-69277a453ee4.jpg" width="320" /></a></div>
Il fatto ha girato il mondo in pochi minuti e i blog di tutti i grandi e
piccoli giornali straripano di commenti; la maggior parte di condanna.
Il populismo giustizialista colpisce ancora.<br />
Il Corriere web, dopo il primo lancio del Telegraph, insieme alle
notizie di cronaca nera che non vorremmo più di tanto commentare,
scrive; <em>“Adesso gli sponsor sono in fuga, ma appena l’estate scorsa
alle Olimpiadi di Londra si facevano i conti su quanto valesse Oscar
Pistorius. Su di lui c’erano anche gli occhi di tante imprese. Il numero
delle aziende che gli garantivano sponsorizzazioni erano Nike, Bt,
Oakley, Thierry Mugler e Össur, per un totale di 2,56 milioni di euro.</em><br />
<em>Intanto, di fronte al crescente sospetto che l’omicidio non sia
stato il frutto di un tragico equivoco, gli sponsor dell’atleta, il
primo amputato a correre nelle Olimpiadi dei normodotati, si dileguano.
Una tv via cavo sudafricana ha deciso di ritirare la campagna di spot
pubblicitari per la ‘copertura’ degli Oscar con il volto dell’omonimo
atleta.</em><br />
<em>Dal sito di Pistorius, inoltre, è stato rimosso un banner della
Nike. Il 9 agosto scorso Pistorius era l’ottavo sportivo più pagato
dagli sponsor”.</em><br />
Tutti noi che frequentiamo questa community e ci occupiamo di
branding sappiamo quanto valga e renda uno sponsor internazionale come
Oscar Pistorius. Riconosciuto e accreditato come super eroe positivo a
livello planetario. Sappiamo anche quanti danni possa provocare ad un
grande brand un personaggio come Oscar Pistorius che entra nella storia
dello sport come mitico campione e ne esce entra come assassino
volontario.<span id="more-659"></span><br />
Ma senza voler entrare nel merito per stabilire innocenza o
colpevolezza, se omicidio o tragico incidente, ho la sensazione che così
come con troppa superficialità si investe su uno sponsor, non tenendo
conto che é anche una persona, con altrettanta rapidità ci si smarchi,
ancor prima di aver capito e chiarito le sue responsabilità. Ma in
questo periodo in cui incombe dall’ovunque il giustizialismo populista,
si taglia la corda a tempo di record da chi fino a ieri chiamavi eroe,
fratello, amico… e chi più ne ha e più ne metta. Una modalità da “tagli
orizzontali” che, almeno secondo me, non illumina gli uffici marketing
delle grandi majors multinazionali coinvolte. Protagonisti del rutilante
mondo della comunicazione ipermediale che forse per vile comodità e
faciloneria non si fermano a valutare quale può essere la mossa
strategica economicamente più utile e magari, anche umanamente ed
eticamente più conveniente. Certo è più facile darsela a protesi levate.
Business it’s business docet.<br />
Con questo non voglio dire che se Pistorius é colpevole non debba
pagare i sui conti con la giustizia e con la società, ma un poco di buon
senso consiglierebbe di approfondire la differenza tra Incidente,
fatalità e omicidio volontario. Soprattutto quando il reato di cui é
accusato non ha nulla che fare con il motivo per il quale è diventato un
super eroe.<br />
Ma vorrei fare due considerazioni non di riporto: Johannesbourg è una
città in cui ho bazzicato per lungo tempo e posso personalmente
confermare che il problema della sicurezza personale è spesso e
malvolentieri vissuto come un incubo, certamente capace di ossessionare,
soprattutto una persona che si sente fisicamente indifesa. Una realtà
imparagonabile persino ai peggiori quartieri emarginati e malavitosi che
conosciamo in Italia. Scampia e Via Prè sono un allegro luna park al
confronto. Mentre la polizia sudafricana postapartheid, non brilla certo
per qualità dell’intelligence investigativa.<br />
Consiglierei quindi qualche ora di riflessione prima di sparare
condanne come fossero bignè alla crema e poi, sulla base dei fatti
provati o almeno evidenti, deciderei se togliere, come e quanto, la
fiducia a chi fino a ieri onorava ed elevava a mito i grandi marchi
dello sport, trasformandoli in brand eroici.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2241338065681090588.post-40708709262807424872013-01-10T12:06:00.003+01:002013-01-10T12:12:33.922+01:00Da Philip Kotler: 2013 e Marketing 3.0<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZufcCwzzuGlLxhsyGNr2cAZgI42OqLWfrqk9-gnWE61H5YAHHfivZXCsJhXPy7s-3dgnylmnqptUjGtrs1rno0fKNIDeS-evrsE21GnLGxQWzyggzCsdJRMzc_y3CMpC-r8DC5McHSxc/s1600/Kotler1-510x300.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="188" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZufcCwzzuGlLxhsyGNr2cAZgI42OqLWfrqk9-gnWE61H5YAHHfivZXCsJhXPy7s-3dgnylmnqptUjGtrs1rno0fKNIDeS-evrsE21GnLGxQWzyggzCsdJRMzc_y3CMpC-r8DC5McHSxc/s320/Kotler1-510x300.jpg" width="320" /></a></div>
L’Italia é uno strano paese e le vicende degli ultimi anni lo mettono
sempre più in risalto. Sarà la superficialità o l’individualismo
sfrenato degli italiani, ma in questo Paese non si riesce a far tesoro
dei buoni esempi e a staccarsi dai vecchi modelli acquisiti e
consolidati, al massimo e con risultati devastanti si tiene tutto e ci
si stratifica sopra le novità, evitando accuratamente di vagliare la
qualità e selezionare il grano dal loglio. Il tutto a vantaggio delle
etichette e dei contenitori, senza curarsi dei valore e dei contenuti.
Questo approccio vale per tutto e quindi anche per il marketing. Una
tecnica che dovrebbe puntare sempre più alla coralità e alle sinergie
comparate e invece, come in un campetto di periferia, qualcuno lancia un
nuovo pallone ed ecco tutti i players a corrergli dietro con gli occhi a
terra senza guardare altro. E’ successo con la Rete e tutti dietro alla
Rete senza tener conto di tutto quello che vi si era costruito intorno.
Adesso si sta consolidando la socialnetworking vision ed ecco che tutti
corrono dietro ai miracoli di Linkedyn, Twitter, Facebook e compagni.
Non si fa che parlare di socialmedia marketing e pare che tutto il resto
non conti più quasi nulla. Mentre la vera difficoltà é e sarà quella di
integrare il tradizionale e l’innovazione, distillando una sinergia che
potrebbe portare risultati davvero straordinari per la crescita
sostenibile. Senza rottamare nulla se non le promesse impossibili e
l’improvvisazione mascherata da improbabili inglesismi.<img alt="" class="mceWPmore mceItemNoResize" data-mce-src="http://e001.it/wp-includes/js/tinymce/plugins/wordpress/img/trans.gif" src="http://e001.it/wp-includes/js/tinymce/plugins/wordpress/img/trans.gif" title="Continua..." /><br />
“Il
marketing è un settore in continuo cambiamento, è molto difficile
parlare del futuro. Credo che tutto dipenderà dalla digitalizzazione e
anche da ciò che chiamiamo Big Data; potremo essere sempre più precisi e
raggiungere in modo più efficace ogni persona con il messaggio giusto
al momento giusto e nel luogo giusto, se sapremo di più sui nostri
consumatori. Questo è il futuro”. Ecco l’ estrema sintesi del messaggio
di Philip Kotler, il grande guru del marketing 3.0 che ci viene
recapitatao dal World Business Forum 2012. Kotler ci spiega infatti
quale sarà la naturale evoluzione del marketing al tempo dei social
network, quella disciplina che lui stesso ha contribuito a fondare e che
ha sempre definito in bilico tra arte e scienza.<br />
Per il grande
maestro del marketing, siamo già nell’epoca del Marketing 3.0 quella in
cui i brand sono anche interessati al benessere del consumatore e a
quello della società.<br />
Continua Kotler nel suo intervento al WBF:
“L’Italia ha dimenticato il marketing” mettendo in risalto che, forse
per comodità, ma io credo anche per ignoranza degli operatori e della
imprese, si sia puntato ancora una volta a premiare la quantità a
discapito della qualità e della ricerca. In altri mondi il marketing è
un propulsore dello sviluppo, mentre in italia é un sistema per sbarcare
il lunario.<br />
“I call center non sono marketing”, ci urla Kotler. “Essere
tempestati di offerte a qualsiasi ora del giorno; a questo è stato
ridotto il marketing, mentre il nostro mondo ha sempre più bisogno di
bellezza, l’Italia deve offrirne un po’ della sua”. Come ricorderà
chiudendo il suo applauditissimo intervento, ammonendo gli italiani:
“Continuate a sfruttare i vostri tesori. Donate un po’ della vostra
bellezza al mondo!”<br />
<br />
Un augurio e un invito al quale anche io, nel
mio piccolo mi associo, anche perché rinunciare alla nostra capacità
endemica di capire e trasferire i volori del bello é un lento suicidio
che ci porterà sempre più in basso verso un declino senza ritorno. E’
quindi agli uomini del marketing e della comunicazione 3.0 che mi
rivolgo: puntiamo sull’arte, sulla cultura, sulla bellezza, sulla
creatività e smettiamo di contare i grandi numeri. Solo facendo così
imparereremo tutti a scegliere e a determinare il nostro futuro evitando
di consumare per il gusto di farlo. Per un futuro che non sia più
fondato sul “prendi i soldi e scappa”, come se la teoria dei Maya
dovesse realizzarsi sempre il giorno dopo.<br />
<br />
Mario Morales MofinoAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2241338065681090588.post-54995546532541311142008-10-14T11:22:00.009+02:002008-10-14T15:42:52.562+02:00Ma che mondo è mai questo?<a href="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/economia2-739409.gif"><img style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" height="246" alt="" src="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/economia2-739407.gif" width="178" border="0" /></a><br /><div></div><div></div><div></div><div>Ogni qualvolta accadono fatti rivoluzionariamente negativi mi chiedo se servirà a qualcosa. La teoria della piena che passa distrugge e ripulisce selezionando il grano dal loglio. Tutte le volte ci ricado e tutte le volte mi rendo conto che la teoria non funziona più e la cacca sedimenta sulla cacca lasciandoci sovrastati dal putrido escremento, con esclusione di pochi eletti che possono volarci sopra senza neppure turarsi il naso.</div><br /><div>Prendo a spunto la crisi finanziaria che sta terrorizzando il mondo, ma è solo uno dei tanti esempi. </div><br /><div>Una operazione che mi piacerebbe definire di "antibiologia" finanziaria e che somiglia in maniera impressionante ai fatti che portarono alla tristemente famosa <strong>"sindrome della mucca pazza".</strong> </div><div>In quel caso i furboni diedero da mangiare alle mucche le mucche stesse polverizzate e dopo alcune belle scorpacciate di polvere di mucca, mista a minime parti di mangime vegetale, i poveri bovini cominciarono a morire impazzendo e causando, loro malgrado, stragi a livello mondiale. </div><br /><div>Vi chiederete che cosa c'entra tutto questo con la nuova crisi planetaria dei mercati? Praticamente è successa la stessa cosa. Invece di dare da mangiare all'economia crediti garantiti i soliti, notissimi furboni, hanno mescolato abbondanti dosi di debiti nel mangime, inquinando il mercato mondiale del credito. E dato che l'economia del pianeta si fonda sull'equilibrio tra debito e credito...<br /></div><div>La nuova follia di una realtà liberista in cui in pochisimi hanno la libertà di vivere troppo bene, contro una stragrande maggioranza che sta crescendo di giorno in giorno e non ce la fa più a vivere dignitosamente se non vendendo la propria libertà al miglior offerente.</div><br /><div><strong>Un mondo che sta in piedi su debiti e psicofarmaci. </strong></div><div><strong>Due gambe tremolanti ed instabili che ci porteranno con il culo per terra. </strong></div><br /><div>Ma la cosa più grave e preoccupante è che in tutti i casi, nessuno escluso, si continua a pompare il denaro di tutti per uscire dalle emergenze causate da pochi bastardi che diventano sempre più ricchi ed arroganti (in questo caso un milardo di miliardi di dollari, dollaro più dollaro meno) e non si vede nessun provvedimento per curare strutturalmente le malattie ormai endemiche di un sistema alle soglie del coma.</div><br /><div><strong>Aiuto. Se qualcuno ha qualche idea...parliamone. </strong></div><div><strong>Ma soprattutto cominciamo a fare qualcosa, ammesso che sia ancora possibile...</strong></div><div><strong></strong></div><div></div><div>Ad esempio: cari signori della classe media con stipendi medi e mediocre cultura, invece di dover rinunciare forzosamente e molto presto ai surplus di auto, barche, ville, piscine, pellicce a Palermo e fuoristrada per strada, vacanze caraibiche, cellulari multitutto, schermi sempre più piatti e così via...non potreste cominciare a rinunciarci da domani. Prima che tutto vi crolli e ci crolli sulla testa? E' vero... in questo modo calerebbero i consumi e crollerebbe l'economia. </div><div>Ma perchè non è già crollata?</div><div></div><div> </div><div>Io la risposta la conosco e rappresenta il ceppo di quel virus incurabile che si chiama egoismo sociale. </div><div>Una risposta che troverete nel titolo di una canzone dei nomadi: "<strong>MA NOI NON CI SAREMO!" </strong></div><div><strong></strong></div><div><strong></strong></div><div><strong></strong></div><div><strong></strong> </div><div><strong>Auguri e figli zero.</strong></div><br /><div></div><br /><div></div><br /><div></div><br /><div></div><br /><div></div><br /><div></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2241338065681090588.post-56054942705602611492008-09-30T17:12:00.002+02:002008-09-30T17:14:05.153+02:00Miracolo! marketing e comunicazione diventano sostenibili<a href="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/sostenibilita-717251.jpg"><img style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" alt="" src="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/sostenibilita-717246.jpg" border="0" /></a><br /><div><br /><span style="font-family:courier new;">Sono passati ormai alcuni giorni dalla chiusura di Ring e dopo il meritato riposo post-evento e il tempo giusto per una riflessione a semi-freddo, posso fare il peso netto con alcune considerazioni.<br />Sono tante le cose accadute nella pancia gravida di Ring, liquido amniotico di una cultura che cambia e fluttua tra il materiale e l’immateriale, tra il concreto e il percepito, in un pianeta che sta sempre più stretto ad una umanità che si allarga a dismisura.<br />Sono tante le cose accadute nella pancia gravida dell’evento, liquido amniotico di una cultura che cambia e fluttua tra il materiale e l’immateriale, tra il concreto e il percepito, tra ricchezze e povertà assolute, in un pianeta che sta sempre più stretto ad una umanità che si allarga a dismisura.<br /><br /><strong>Contraddizioni insostenibili</strong></span></div><br /><div><br /><span style="font-family:courier new;">Un mondo schizofrenico in cui nel nord si muore di troppo cibo e troppa opulenza, mentre nel sud si muore per mancanza di cibo, di acqua e di diritti umani essenziali.<br />Di questo ed altro si è parlato nella grande arena del marketing e della comunicazione e, almeno a mio avviso, tra una plenaria, un focus ed un workshop, è accaduto un vero e proprio miracolo.“Quelli della comunicazione”, che per molto tempo sono stati considerati “markettari” venduti al miglior offerente, hanno dato uno straordinario colpo di timone alla visione del liberismo, più o meno selvaggio, per mettere in campo un approccio che tenga conto del business, della competitività e del profitto, ma depurate dalle tossine etiche che non hanno consentito e non stanno ancora consentendo una crescita equilibrata, che tenga conto soprattutto della vita e non solo di quella che riguarda una esigua minoranza.<br />Miracolo o miraggio utopistico?<br />Ed ecco che dal Ring di Lecce si proietta una visione che fa pensare al miracolo di San Francesco e il lupo e pare proprio che cominci ad emergere, sempre più forte e chiara, l’idea che se il lupo si mangia tutti gli agnelli, non ce ne sarà più per nessuno. Nè per i lupi nè per gli agnelli e neppure per l’erba, l’aria, la terra…<br />Ma la vera rivoluzione, se non si è trattato di un miraggio, è che tutto questo non è successo nell’arena di ambientalisti visionari o da quella di filosofi del bicchiere mezzo vuoto, ma dai rampanti e pragmatici uomini del marketing e della comunicazione. Un evento che ha parlato del futuro prossimo venturo, attraverso il confronto tra l’impresa, la pubblica amministrazione, i ricercatori, l’università, coloro i quali producono eccellenze e i guru della comunicazione e del marketing, protagonisti di aree diverse e di diverse generazioni. Tutti insieme appassionatamente nell’anello aperto di Ring, per confrontarsi, incontrarsi, scontrarsi. Mettersi in gioco e giocare a far quadrare i cerchi, per trovare insieme le proposte che offrano al mondo soluzioni equilibrate, realizzabili e condivisibili per uno sviluppo davvero sostenibile e non solo a parole.<br />Pensavo inoltre, a proposito di miracoli, apparizioni e miraggi, che la Madonna appare sempre in luoghi a sorpresa. Grotte, sperdute radure e misconosciuti supramonte e non certo nelle cattedrali del sapere nei centri cosiddetti deputati alla fede, che eventualmente lo diventano dopo. Proprio questo è successo anche per Ring. Un miracolo che si è manifestato in “periferia”. A Lecce, nel Salento, nell’estremo sud. Proprio dove lo sviluppo arranca, l’economia fatica e l’impresa viaggia in eterna salita. Ma forse proprio per questo si sente una gran voglia di voltare pagina, di dare una scossa alle vecchie pregiudiziali e far partire nuove energie per un viaggio che sa ancora di futuro, ma che nelle teste e nei cuori degli uomini del sud si prepara per diventare presente. Un presente di eccellenze, d’innovazione e di cambiamento per il quale vale la pena di lavorare…magari a partire dal Ring di Lecce verso il mondo e da next mediterranean verso l’infinito. Luoghi delle idee che vi invito a frequentare per seminare e raccogliere insieme un mondo migliore.</span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2241338065681090588.post-80646747651924616262008-04-28T17:31:00.005+02:002008-04-29T19:09:18.549+02:00Birra Peroni: Made in Africa<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/PERONI-CONTESTO-720960.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer;" src="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/PERONI-CONTESTO-720957.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/Scan10001-711226.JPG"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 234px; height: 171px;" src="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/Scan10001-711195.JPG" alt="" border="0" /></a> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Quanto tempo e’ passato da quando nelle assolate giornate di agosto, seduti sul muretto fronte mare di Bogliasco, sorseggiavamo con orgoglio adolescenziale il nostro beneamato “peroncino”, la bottiglia panciutella e marroncina che di sicuro fu la preferita dagli abbronzati eroi degli anni sessanta, muratori e contadini che ricostruirono l’Italia post bellica e liberata.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Adesso, nel 2008, dopo cinque anni<span style=""> </span>dall’aquisizione del marchio di Isabella Peroni da parte della SabMiller di Johannesburg - South Africa, il mitico “peroncino” sbarca sui mercati bazarmarketing dell’Africa subsahariana, a partire dal Mozambico.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Merchandising perfetto e curatissimo, distribuzione capillare e puntuale, campagne pubblicitarie, a cadenza quadrimestrale, in esterna e su grandi formati luminosi.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">A parte che tra poco, dopo Peroni e Alitalia ci venderemo anche la Ferrari e la fontana di Trevi, con Federico Fellini e Toto’ in omaggio, quello che mi ha colpito di piu’ e’ il vissuto della marca Peroni in Africa.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Ve lo ricordate il mood Peroni della “bionda che conquista”?<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Le piu’ belle bionde del mondo che ci hanno fatto l’occhiolino da sempre, in Africa sparisce inesorabilmente. Sara’ perche le donne in Africa non sono affatto bionde come la Peroni, ma piuttosto scure come la Guinnes, o forse perche’ il vissuto di consumo e’ completamente differente, ma nella pubblicita’ di lancio della<span style=""> </span>“nostra bionda” ci sono giovani uomini con facce da manager rampante e gessato italiano, tipo Vito Corleone nel Padrino di Puzo, mentre nella campagna di mantenimento si associa la Birra Peroni con il Design Italiano e a fianco del pack shot ecco apparire occhiali italiani, orologi italiani e altri lussuosi accessori di ogni genere. La headline dice perentoria: <span style=""> </span>“<b style="">LA NUOVA MARCA DEL DESIGN ITALIANO</b>”. Italian style, moda pura, brand esasperato...Con riferimenti al prodotto, al gusto, alla qualita’, al consumo...Zero. Nuova mica tanto se si considera che la marca e’ stata fondata nel 1848 e cosa c’entrera’ il design con la birra stento a capirlo, ma la globalizzazione produce anche questi prodotti di comunicazione che definirei parapsichiatrici. <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Peraltro, si deve anche dire che l’Italia non e’ famosa nel mondo per le sue lager, piuttosto mediocri, ma per il suo Italian Style. Quello che pero’ mi chiedo e’ come si faccia a comprare, ma soprattutto a preferire di degustare un prodotto che si beve, solo ed esclusivamente perche’ si presenta come un fratellino minore di Ferrari, Armani, Valentino, Versace e company, che, come si sa, non si bevono affatto.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Di fatto la strategia funziona e in Mozambico fa gran moda ordinare una Peroni nei locali piu’ cool di Maputo. Dal Casino al Mundos, dal Surf a Perola...Tutti a bere con sussiego ed orgoglio il loro “peroncino” fresco (bem geladinho).<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Detto questo, mi piacerebbe anche, perche’ no, avere un parere da voi della community di Comunicazioneitaliana. Sara’ che questa realta’ che ci proietta dal muretto di bogliasco alle terre di Mandela e di Samora machel e’ un prodotto della globalizzazione buona? o sara’ che le nostre buone cose italiane vanno lentamente svendendosi, a danno del nostro partimonio culturale che si sgretola e si dissolve nell’ignoranza globalizzata?</span></p><p class="MsoNormal"><br /><span style="" lang="IT"> <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Sara’ che ci dobbiamo preparare a vendere Venezia all’Emiro arabo di turno e a vedere la lenta ma inesorabile trasformazione dell’Italia in una specie di disneyland della cultura e dell’arte nella quale si paghera’ un biglietto d’ingresso per visitare il Colosseo, il Museo di Maranello, la Galleria degli Uffizi e la torre di Pisa... con tutti noi a lavorare per ricchi turisti di tutto il mondo come attrazioni da baraccone, vestiti da antichi romani armati di daga, da gondolieri, Dogi, Poeti, Santi e Navigatori...Brr. Speriamo di svegliarci prima e buona Peroni a tutti.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><b style=""><span style="" lang="IT">In chiusura dell’articolo pubblico anche uno scritto del sociologo mozambicano Carlos Serra, in occasione della presentazione della Birra Peroni in Mozambico, Ovviamente tradotto dal Portoghese.<o:p></o:p></span></b></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><i style=""><span style="" lang="IT">Bella, piacevole, piena di dolcezze, di colori divini, senza differenze sociali, ottimista, intrisa di storia e di storie incantatrici. Con la collaborazione dei piu’ prestigiosi opinionisti, la nuova rivista mozambicana “Positiva” annuncia in tre pagine, un avvenimento emblematico: l’entrata trionfale, dalla porta di Maputo della Peroni, la bella Birra italiana, la birra meravigliosa, la diva. La Peroni Nastro Azzurro ha dato spettacolo di se con una grande festa di presentazione a base di moda musica e arte, per conquistare il mondo che conta nella Capitale del Paese (Opinion leaders e opinion makers). E tutto questo, come sempre capita, con contorno di giovaotti e giovanotte danzanti e sculettanti con magliette e cappellini firmati. L’unico dubbio che ho e che cosa a a che vedere tutto questo con la poverta’ assoluta di cui soffre il Mozambico.<span style=""> </span><o:p></o:p></span></i></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT">Salute a tutti e cin cin, mentre in mozambico si muore come le mosche e tra le mosche, per mancanza di acqua, di antiretrovirali, di danaro per comprare le medicine antimalariche e a causa di tutto, e non solo, l’aspettativa media di vita e’ al di sotto di 40 anni.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT"><o:p><br /><br /></o:p>Mario Morales Molfino<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="" lang="IT"><span style="font-family:courier new;"></span><o:p></o:p></span></p>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2241338065681090588.post-48746000553822928592008-04-19T08:55:00.015+02:002008-04-19T12:28:53.634+02:00Signori si cambia!<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/big-748069.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer;" src="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/big-748064.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-family:courier new;">Ancora un po' sbalestrato da un dopo elezioni che ha visto la sfolgorante vittoria di Berlusconi perchè governerà, di Bossi perchè finalmente ce l'ha duro davvero, di Casini che ha trovato il "rotto della cuffia", del Grillo Parlante Di Pietro che ha guadagnato un posto di Ministro ombra, di Veltroni che dopo le pulizie di primavera si è ritrovato un PD per ricominciare.<br /><br />Ci siamo tagliati le ali estreme; ma probabilmente quando di diventa polli le ali non servono più. Peccato, perchè adesso volare verso la democrazia sarà ancora più difficile, ma pazienza. L'importante è partecipare; lo diceva De Coubertin, ma anche Giorgio Gaber..."Libertà è partecipazione!".<br /><br />Ma a parte queste considerazioni, vorrei prendere spunto da una e-mail che ho ricevuto, per conoscenza, da un amico di Genova che si chiama Maurizio Frizziero, per gli amici Popi.<br /><br />Lo strale contenuto nel messaggio si riferisce alla partecipazione ad Anno Zero del celeberrimo vanto dell'architettura italiana Massimiliano Fuksas, che pubblico qui sotto.<br /><br /><span style="font-style: italic;">... la sua esibizione di ieri sera a Anno Zero è da annoverare tra i peggiori momenti di più di cinquant'anni di televisione. Lei conosce Euclide o per lo meno è sembrato che con Euclide e i suoi elementi avesse una certa familiarità. Questo non le dà il diritto di insultare chi di Euclide non ne sa nulla! Il tono della sua voce, degna di vecchi comizi fascisti, è stata una delle ciliegine sulla torta di cui stiamo parlando. L'altra ciliegina, sicuramente un lapsus per un uomo di grande cultura come lei, è stato l'uso di un indicativo al posto di un congiuntivo!</span> <span style="font-style: italic;">Per concludere: ieri sera per la prima volta ho visto il suo volto, ho sentito la sua voce, ho subito il suo comportamente. Spero che sia l'ultima volta che mi capita!</span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Maurizio Frizziero</span><br /><br /><br />Anche io ho seguito l'esibizione dell'Architetto anti-Berlusconi e penso che tutti possono dire quello che pensano, ma quando parlano a milioni di persone, attraverso il tubo catodico, dovrebbero tenere conto di chi sono, di cosa rappresentano e soprattutto della forma con cui ce la stanno raccontando. Fuksas, secondo me, non aveva del tutto torto, ma il modo di esporre le suè verità è adatto più ad un ring di Wrer</span><span style="font-family:courier new;">t</span><span style="font-family:courier new;">ilng che ad una conversasione tra uomini d'arte, politica e cultura...Si tenga anche conto che la coerenza, nell'esporre le proprie convinzioni sarebbe sempre conveniente e Massimiliano Fuksas, Architetto di Vaglia mondiale, ha dimostrato che le sue teorie architettoniche sono agli antipodi rispetto a le sue visioni politiche. Wilkipedia dice di Fuksas: <span style="font-weight: bold; font-style: italic;font-family:courier new;" >"</span></span><span style="font-weight: bold; font-style: italic;font-family:courier new;" >Nelle sue realizzazioni </span><b style="font-family: courier new; font-weight: bold; font-style: italic;">Fuksas</b><span style="font-weight: bold; font-style: italic;font-family:courier new;" > cerca sempre di creare un nesso tra la costruzione ed il contesto in cui essa si trova..."</span><span style="font-family:courier new;"><br />Un approccio che mi sento di condividere, ma che non ha niente a che vedere con il Fuksas che sbraita e inveisce ad Annozero, senza analizzare per nulla il contesto che ha prodotto l'attuale momento politico italiano e i suoi frutti...Tra cui, anche il Berlusconi che tutti noi conosciamo e che molti italiani Amano e votano.<br /><br />Comunque alla e-mail del mio amico Frizziero, ho risposto così e dato che la risposta mi piace...Eccovela per essere condivisa.<br /><br /><span style="font-weight: bold; font-style: italic;">Non sapevo che t'indignassi ancora. Pensavo che dall'alto della tua "Casta privata" non entrassi più in polemica con i palloni gonfiati.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; font-style: italic;">Questi vecchi vetero marxisti-leninisti come Fuksas, Furio Colombo, Nanni Moretti e simili sono quelli che hanno ammazzato la parte buona della sinistra italiana. Quella laica, popolare, sociale e anche solidale (Se noti non uso mai i suffissi in... ismo, perchè tutto quello che finisce in "ismo" non esiste, è solo una proiezione di ciò che vorremmo succedesse). Quella sinistra che più che alle purghe di Stalin, magari senza saperlo, si ispirava alla Rivoluzione Francese e alla visione cristiano-sociale della vecchia sinistra DC. Quella sinistra, a cui ho creduto e che è affogata nella Milano da Bere.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; font-style: italic;">...Ma anche Berlusconi che ispira le cravatte di Putin e si dichiara amico fraterno del più pericoloso criptocomunista del mondo occidentale. Berlusconi che a fianco dell'ex capo supremo del KGB mima l'uso del mitra in direzione di una stupida giornalista che ha fatto una stupida domanda, tra i gesti di favore di Vladimir... Non lo sa Berlusconi che Putin, quelli che non la pensano come lui e ne ostacolano le attività, li prende davvero a colpi di mitra o magari di radiazioni mortali?</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; font-style: italic;">Chissà che cosa sarà meglio? Una sinistra ormai putrefatta dentro e adesso anche fuori, una destra sempre più in mano alla Lega Nord de: "mi sun alpin, me piase el vin", il centro di Casini e Mastella, senza "gravità permanente", o Berlusconi, il trasversale su assi cartesiani che non sa cos'è un Kapò, che odia i comunisti e si fidanza con Putin, che non ha mai sentito parlare dei Fratelli Cervi e considera Dellutri un eroe del secolo.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; font-style: italic;">A te la scelta e buon "male minore"<br /><br /></span></span><br /><span style="font-family:courier new;">Scusate, ma nel frattempo il Papa Bento è andato alle Nazioni Unite a dire che il mondo la deve smettere di fare dell'egoismo l'unico valore fondante; che ognuno si dovrebbe prendere le responsabilità di quello che pensa e soprattutto di quello che fa, senza nascondersi dietro al relativismo; che nella libertà e nei diritti c'è la chiave di tutto. Io, nel mio piccolo aggiungerei che sarebbe bene smettere di confondere la solidarietà con la carità, perche la seconda è un atto di bontà, anche utile, ma fine a se stesso, mentre la prima è una necessità economica, etica e morale per mettere in equilibrio un mondo che ci sta esplodendo in faccia.<br />E chissà che le pecore del terzo millennio non abbiano proprio bisogno di un "Pastore tedesco", per tornare all'ovile del buon senso.<br /><br /><br />Mario Morales Molfino<br /></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2241338065681090588.post-87280201959048575722008-04-11T18:30:00.004+02:002008-04-19T08:41:04.272+02:00Benvenuti nella prima aiuola del giardino di Parole in Rete.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/0951b-798081.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer;" src="http://www.copywriter.org/blog/uploaded_images/0951b-798078.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-family:lucida grande;"><span><span style="font-family:courier new;">Eccomi ancora in Italia.<br /><br />Dopo un vaievieni di circa tre anni tra l’Italia e l’Africa Subsahariana, per la precisione in Mozambico riprendo a scrivere nel e del mio Paese. Durante l’assenza dall'Italia, a parte qualche fetor di “monnezza” che è arrivato a lambire persino quei lontani lidi, ho perso la quotidianità con il vissuto dello stivalone. Onestamente non speravo che al mio ritentro le antiche italiche malattie fossero guarite, ma questa confusione babelica non me l’aspettavo di certo e il clima pre-elettorale non contribuisce certo a fornire chiarezza per ciò che ci aspetta nel prossimo futuro.<br />Il messaggio che arriva al povero ex "straniero" che arriva in Italia è davvero devastante. Sembra che un qualche pazzo abbia messo in un sacco tutto e il contrario di tutto e che ce lo tiri addosso, al di là da ogni senso e soprattutto al di fuori da ogni luogo. Un miliardo di tessere di un milione di puzzle che ci piovono nella testa senza consentirci di costruire un qualsiasi disegno sensato.<br />Qualche esempio: tornando alla monnezza. Tutto il mondo è stato invaso dalle notizie e buona parte della Campania anche dai fetori, ma nessuno ci dice cosa si sta facendo per risolvere il problema, ne quello dell’emergenza, ne quello della prevedibile gestione a regime. Le mozzarelle di bufala campane sono diventate delle bufale che fanno suonare le campane a morto su un buon pezzo di Made in Italy. Nel bel mezzo di Vinitaly espèlode la notizia di una nuova puntata della sofisticazione sul vino da tavola italiano, dal titolo: Metanolo 2, la vendetta. Ma l’unica risposta che arriva è che: “i cinesi sono peggio di noi”. Sai che consolazione. Non parliamo poi della situazione politica, anche in vista delle elezioni di ogni ordine e grado. Qui la sarabanda è davvero mangime pregiato per cabarettisti e battutisti di tutte le risme.<br />I Piccoli, grandi e infinitesimali protagonisti della lotta politica tentano, più male che bene di semplificare, accorpare, definire, unificare…e il povero elettore, nella solitudine della cabina elettorale, si troverà di fronte ad una torre di Babele di simboli da mandare in crisi il più preparato esperto di marketing politico. Due o più simboli scudocrociati, accompagnati da un nugolo di democristiani trasversali, qualche socialista sparso, i comunisti poi, con o senza falce e martello non si contano più, liberali, libertari e liberisti si confondono in un magma che chi ci capisce è bravo. Senza poi parlare dei simboli più strani e personalistici. Ci manca vota la Lista “zia Caterina che e’ tanto brava a fare le crostate”, e poi abbiamo visto tutto. E in tutto questo caravanserraglio ad un certo punto se ne viene fuori come dal cappello di un prestidigitatore folle la “DC di Pizza”, (esattamente con questo appellativo hanno chiamato la Lista i principali telegiornali del Paese). Una Margherita che potrebbe, a rigor di Legge, mandare per aria le elezioni e farle rimandare sine die, perchè la ormai famosa DC di Pizza, ammessa dal Consiglio di Stato a partecipare all’agone elettorale, non avrebbe avuto il tempo per dire la sua nei telegiornali, come hanno invece fatto tutti gli altri…si fa per dire. Poi bisognerebbe ristampare di nuovo tutte le schede, i manifesti e tutti gli altri documenti elettorali con il simbolo della DC di Pizza, che, finalmente abbiamo capito che non è rappresentata da una bella quattrostagioni con mozzarella di bufala campana, ma dall’antico simbolo della Democrazia Cristiana. Si proprio lui, quello della DC di Forlani, di DeMita, di Andreotti…e che adesso ha fatto una sfolgorante carriera per diventare la DC di Pizza. Oh, finalmente abbiamo capito. Che ridere.<br />Ma non finisce qui. A Pochi giorni dalla competizione elettorale, da tutte le parti se ne viene alta e forte la voce per cui le schede elettorali sarebbero un pateracchio ingestibile. Un pateracchio ingestibile decretato per Legge dal precedente Governo delle Libertà, risponde il Ministro Amato. Ma anche qui non succederà niente se non, probabilmente, un motivo in più per scoraggiare l’elettore già abbastanza svogliato che si chiederà: “Ma perché dovrei votare questi casinisti?” Ma per continuare a ridere potremmo parlare dei temi di campagna elettorale. Si va dalla demagogia da bar, vecchia come il cucco, basata sulla soluzione di tutti i problemi con l’eliminazione delle auto blu, fino alla diatriba su un’Alitalia fritta alla francese o bollita e mangiata da una cordata italiana fantasma, quando tutti sanno che chi se la comprerà ci metterà quattro soldi e ne farà ciò che meglio crede, come nella migliore tradizione delle privatizzazioni forzate, all'italiana.<br />Promesse contraddittorie che cadono come macigni sui poveri italiani: stiamo andando verso la crisi e la recessione ci aspetta dietro l'angolo, ma diminuiremo le tasse e aumenteremo i salari dei meno abbienti. Il petrolio e l' Euro stanno salendo vertiginosamente ma abbasseremo prezzi e tariffe…Ci sfigureremo tutti con la fiamma ossidrica e grazie alle ustioni di sesto grado diventeremo tutti bellissimi. Elezioni! Speriamo di venirne fuori presto e il meno preggio possibile.<br />Mi ricordo di una canzone di Giorgio Gaber che parlando di elezioni come strumento massimo della libertà e della democrazia ci faceva quasi commuovere. Ora come ora la sensazione è ben altra e a molti di noi monta la nostalgia di un’Italia che all’Italia ci credeva ancora.<br />Ma di questo passo il brand del nostro Paese dove va a finire? Perdipiù considerando la regola per cui quando si emerge per qualità ed eccellenza il ricordo svanisce in fretta, ma quando ci si copre di ridicolo, dentro e fuori i confini, è più difficile far svanire la sensazione negativa.<br /><br />E noi uomini della comunicazione, che cosa possiamo fare per dare un contributo al recupero della nostra immagine nazionale, interna ed esterna?<br />O si tratta di una battaglia persa in partenza che non vale neppure la pena di essere intrapresa?<br /><br /><br />Mario Morales Molfino<br /><br /><br /></span></span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14825095017040070695noreply@blogger.com0